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Uno zoo inquietante anche se un po' vecchiotto

  Lo Zoo di vetro di Tennessee Williams traduzione Gerardo Guerrieri regia, scene e costumi Pier Luigi Pizzi con Mariangela D’Abbraccio, Gabriele Anagni È un racconto di solitudine, fuga dalla realtà, egoismo, malinconia del passato, amore e gabbie! Laura fugge dalla realtà stando praticamente segregata in casa a collezionare animaletti di vetro, lo “zoo di vetro” a cui allude il titolo; Tom invece si estranea bevendo e passando la maggior parte del tempo al cinema. Amanda, la loro madre, vive nei ricordi di quando era giovane e bella e le sue nostalgie appaiono una sorta di riflesso, esasperato e lucidamente torbido, delle inquietudini e del disagio morale di molta parte della coscienza moderna.  Tutti dunque si sentono in gabbia e non c’è via di uscita! Il testo di Tennessee Williams sembra mostrare decisamente tali gabbie in cui forse tutti noi siamo (consapevolmente o inconsapevolmente) e nella recitazione anche sopra le righe soprattutto della brava Mariangela D’Abbraccio (ma otti

Un amabilissimo e bravissimo Claudio Bisio

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Con " La mia vita raccontata male " il teatro torna  ad essere quello che certo può essere e deve anche essere: puro divertimento, che non è mai però né sguaiato né fine a se stesso e che fa anche riflettere, talvolta un po' amaramente. La pièce in effetti sembra aver assimilato pienamente la lezione di Pirandello sull'umorismo, quel “sentimento del contrario” che è la riflessione sul dramma che si nasconde spesso dietro il riso e che il grande scrittore agrigentino esemplifica con la figura della “ vecchia signora, coi capelli ritinti, tutti unti non si sa di quale orribile manteca, e poi tutta goffamente imbellettata e parata d’abiti giovanili ”. Poi mettiamoci in scena un attore bravissimo e simpaticissimo come Claudio Bisio che non si risparmia mai né in scena né a dialogare col pubblico anche a spettacolo terminato e allora si può capire come la serata a teatro sia stata veramente proficua e i soldi del biglietto spesi bene. Attingendo dall’enorme e variegato pat

Una Cleopatra sontuosa!

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  Antonio e Cleopatra di William Shakespeare uno spettacolo di Valter Malosti traduzione e adattamento Nadia Fusini e Valter Malosti con Anna Della Rosa, Valter Malosti Danilo Nigrelli, Dario Battaglia, Massimo Verdastro, Paolo Giangrasso, Noemi Grasso, Ivan Graziano, Dario Guidi, Flavio Pieralice, Gabriele Rametta, Carla Vukmirovic Bravissimi tutti. Ovviamente Valter Malosti ma, da sottolineare, la Cleopatra di Anna Della Rosa è sorprendente, sontuosa, bravissima!!  In generale uno spettacolo molto ben costruito che tocca il cuore come sa fare solo Shakespeare ma interpretato in modo un po’ strano, - come a me, personalmente, piace molto - con una recitazione volutamente sempre sopra le righe che si concentra in modo quasi provocatorio, più che sui significati, sul significante del testo, sulla sua musicalità, sui suoi ritmi e sulle sensazioni ed emozioni che tutte queste cose insieme provocano. Guardando e “sentendo” lo spettacolo, molto spesso non a caso mi venivano in mente alcuni

The city: una città vuota

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  THE CITY di Martin Crimp foto tratta da https://www.ciaocomo.it/2024/02/16/jacopo-gassmann-al-lac-con-la-commedia-nera-the-city/271035/   Diciamo subito che lo spettacolo The City offre allo spettatore immagini particolarmente belle sotto il profilo estetico per quanto riguarda la scenografia che risulta essenziale e geometrica, con un gioco di prospettive che vogliono dare l'idea degli interni e degli esterni in modo veramente azzeccato. Scenografia geometrica dunque, come dire che nel mondo contemporaneo e persino nella vita di coppia i sentimenti si sono liquefafatti e per dirla con Pascal tutto è esprit de geometrie mentre l’esprit de finesse si è dissolto nel nulla di un vuoto pneumatico. Credo che sia proprio questo il messaggio del testo che usa le parole, una verbosità sovrabbondante, proprio per sottolineare quanto i gesti, gli sguardi, l'amore, le relazioni siano diventate cose, si siano geometricamente materializzate. È proprio per questo che possiamo dire che T

Un ispettore tradizionale

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  L’Ispettore Generale È un’opera teatrale satirica scritta nel 1836 da Nikolaj Gogol. È uno dei più grandi capolavori della drammaturgia russa che si prende gioco delle piccolezze morali di chi detiene il potere. Ma è soprattutto espressione e denuncia attraverso la comicità della corruzione vigente nella Russia zarista La messa in scena  con la regia di Leo Muscato propone un teatro tradizionale con macchiette e meccanismi comici visti molte volte ma sempre divertenti ed efficaci. Ogni tanto ci vuole un teatro che si affidi al teatro tradizionale, con le sue manie e i suoi meccanismi, un teatro cioè leggero e poco celebrale! Per la qual cosa mi sento di dire che ho apprezzato lo spettacolo. Leggerezza e comicità che peraltro non hanno un significato di volgarità né di superficialità. Assolutamente. Visto che il testo - straordinariamente attuale - mostra tutta la collusione che spesso c’è tra potere (o meglio burocrazia, meccanismi amministrativi) e disonestà che spesso ha le sembian

Una intensa, tragica (e bravissima) Clitennestra

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  Clitennestra Prima di tutto una considerazione importante: secondo me è proprio questo il teatro! Allora lasciatemelo gridare: così si fa teatro!  Sono uscito da questa Clitennestra del tutto soddisfatto anche se fortemente commosso dal dramma cui avevo assistito e dalla bravura degli interpreti, primo fra tutti quell’Isabella Ragonese che la televisione ci ha fatto conoscere (soprattutto con la serie di Rocco Schiavone) intensa e straordinaria che avrei voluto abbracciare e non solo applaudire dopo quasi due ore di spettacolo. Senz’altro infatti una nota di merito va all’interpretazione e alla recitazione di tutti i tredici attori in scena, resa in un modo che personalmente apprezzo molto perché va al di là di una semplice rappresentazione naturalistica ma si mantiene sempre un po’ sopra le righe proprio per sottolineare che il teatro non può ridursi alla vita reale ma come forma d’arte che ha le sue tecniche, deve saper accendere l’animo, ammiccando talvolta, accennando, invocando

C'era proprio bisogno di Freud?

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  L’Interpretazione dei sogni Stefano Massini con questo "spettacolo" sull'"interpretazione dei sogni" di Freud sarà pure un ottimo divulgatore e la messa in scena sarà pure consigliata per tutte le scuole che studiano la psicoanalisi. Massini utilizzerà pure un linguaggio sintetico ed efficace, ben traducendo - per così dire - il linguaggio eccessivamente prolisso di Freud. Ciò a cui si assiste, potrebbe essere anche colto in modo profondo dal pubblico che probabilmente certo si sentirà tirato in causa in continuazione dalla narrazione. Persino la prova tecnica d'attore potrebbe apparire molto buona... Tutto insomma andrebbe alla perfezione se non fosse che lo spettacolo costruito e mostrato all'interno di un cartellone di teatro di prosa non è, semplicemente, teatro di prosa! È Lectio magistralis (come ha scritto qualcuno), è semplice affabulazione dotta, è monologo interiore, è divulgazione positiva.... ma, secondo me, il teatro è un'altra cosa. I