Una intensa, tragica (e bravissima) Clitennestra

 

Clitennestra



Prima di tutto una considerazione importante: secondo me è proprio questo il teatro! Allora lasciatemelo gridare: così si fa teatro! 

Sono uscito da questa Clitennestra del tutto soddisfatto anche se fortemente commosso dal dramma cui avevo assistito e dalla bravura degli interpreti, primo fra tutti quell’Isabella Ragonese che la televisione ci ha fatto conoscere (soprattutto con la serie di Rocco Schiavone) intensa e straordinaria che avrei voluto abbracciare e non solo applaudire dopo quasi due ore di spettacolo.

Senz’altro infatti una nota di merito va all’interpretazione e alla recitazione di tutti i tredici attori in scena, resa in un modo che personalmente apprezzo molto perché va al di là di una semplice rappresentazione naturalistica ma si mantiene sempre un po’ sopra le righe proprio per sottolineare che il teatro non può ridursi alla vita reale ma come forma d’arte che ha le sue tecniche, deve saper accendere l’animo, ammiccando talvolta, accennando, invocando e disvelando come in un rito, senza necessariamente far vedere spudoratamente (e talvolta volgarmente) tutto, e descrivendo le strade talvolta non lineari dell'inquieto vivere umano .

Splendida è anche la drammaturgia che parte da “La casa dei nomi” di Colm Toibin e ne fa uscire questo testo nuovo con una analisi veramente intelligente ed efficace da parte di Roberto Andò.

La vicenda è dura, intensa, drammatica (ho visto alla fine dello spettacolo molti spettatori che piangevano!).

Lo spettatore resta in effetti impietrito da un climax ascendente di toni, di racconti e di registri e atmosfere che prende tutta la seconda parte dello spettacolo per concludersi in un’orgia di violenza e di dolore che appare senza uscite e senza redenzione.

È forse per questo che mentre prendevo fiato anch’io, durante l’ultima scena, mi si accavallavano e affastellavano alla mente passi di poesie, pezzi di romanzi o di film che avevo visto o avevo letto chissà quando e chissà dove, che non riuscivo sempre a riconoscere e a districare tra le mie dimenticanze e i miei ricordi. Uno però è troppo famoso per non poterlo focalizzare. È un frammento di una lirica di uno dei miei autori preferiti che sembra sia stato fissato dallo sguardo del regista:


[...]   

e il suo nido è nell’ombra, che attende,

che pigola sempre più piano.

[...]

E tu, Cielo, dall’alto dei mondi

sereni, infinito, immortale,

oh! d’un pianto di stelle lo inondi

quest’atomo opaco del Male!


Uno spettacolo che descrive il male e che dice che dal male viene solo il male come in una catena infinita.


Bella la recensione di Simona Buonaura su sipario.it  che condivido per intero https://www.sipario.it/recensioniprosac/item/15393-clitennestra-regia-roberto-ando.html 

Un’altra recensione interessante che condivido e che invito a leggere è quella  di Francesca De Sanctis sull’Espresso: https://lespresso.it/c/idee/2023/7/12/riabilitare-la-pessima-fama-di-clitennestra/2540 


Se vi capita è uno spettacolo da non lasciarsi sfuggire.


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