Un tango da dimenticare

 Il tango delle capinere

Quando assisto a spettacoli così (e mi accade purtroppo non più solo raramente negli ultimi anni) non posso fare a meno di pensare a tutta la mia inadeguatezza e con una certa tristezza mi convinco di essere ormai, con tutto il cumulo d‘anni che mi porto dietro, un po’ retrò che senza usare eufemismi, ha il significato di sentirmi terribilmente vecchio. 



Poi però, in una sorta di ripiegamento e analisi interiore, anche ripercorrendo i miei giudizi spesso lasciati qua e là nella carta digitale dei miei appunti, mi accorgo che spesso i miei giudizi sono stati lusinghieri e addirittura entusiasti per spettacoli di ricerca e sperimentazione che invece mi avevano convinto. Anche perché - perdio - a me l’avanguardia è sempre piaciuta!

Non so dunque se dipenda semplicemente dalla mia incompetenza o dal mio umore, ma questo spettacolo di Emma Dante (Il tango delle capinere, Regia Emma Dante con Sabino Civilleri e Manuela Lo Sicco), oltre al fatto di avermi annoiato a morte, non mi è per niente piaciuto. 

E devo dire che sono parecchio arrabbiato perché andare a Teatro costa e risulta quasi sconcio che per un’oretta di “nulla” chiedessero dagli 8 ai 37 euro al biglietto!

Il Tango delle Capinere è brutto-brutto e non c'è proprio nulla che io abbia apprezzato se non le musiche che consistono in una scelta tra alcuni tra i più bei pezzi di musica leggera della seconda metà del Novecento. Ma certo questo non basta a costruire uno spettacolo decente. Oltre alla musica infatti non c'è che il nulla: non c'è invenzione, non ci sono idee, non ci sono colori, ritmi, sfumature e riflessioni, in una parola non c'è poesia anche se si intuisce che la ricerca della regista era indirizzata proprio qui:  ma certo per la poesia non basta lo sfumare delle luci al suono del tango né basta evocarla nel foglio di sala.

Né basta l’impegno dei due attori in scena che comunque non mi hanno convinto neppure del tutto e non so se a causa delle indicazioni ricevute o per loro incapacità: i movimenti e la danza che si crea in scena non sono mai puliti, sempre pieni di imprecisioni, di  difetti, di sporcizia.

Resto peraltro convinto che ognuno deve limitarsi a fare le cose che sa fare (bene). E per fare bene le cose ci vuole tecnica: non ci si può improvvisare ballerini, né mimi. Gli interpreti probabilmente sono solo attori anche se in questo spettacolo non hanno avuto la possibilità di dimostrarlo (voglio credere così). 

Mi dispiace ma non andrei a rivedere questo spettacolo nè mi sento - per quanto possa importare - di consigliarne la visione. Ben altre cose si possono inventare e mostrare per far poesia: può essere il Tango di Al Pacino in Scent of a Woman, o i versi immortali così semplici e forti allo stesso tempo di Alda Merini: So che un amore / può diventare bianco / come quando si vede un'alba / che si credeva perduta.


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