C'era proprio bisogno di Freud?

 

L’Interpretazione dei sogni



Stefano Massini con questo "spettacolo" sull'"interpretazione dei sogni" di Freud sarà pure un ottimo divulgatore e la messa in scena sarà pure consigliata per tutte le scuole che studiano la psicoanalisi. Massini utilizzerà pure un linguaggio sintetico ed efficace, ben traducendo - per così dire - il linguaggio eccessivamente prolisso di Freud.

Ciò a cui si assiste, potrebbe essere anche colto in modo profondo dal pubblico che probabilmente certo si sentirà tirato in causa in continuazione dalla narrazione.

Persino la prova tecnica d'attore potrebbe apparire molto buona...

Tutto insomma andrebbe alla perfezione se non fosse che lo spettacolo costruito e mostrato all'interno di un cartellone di teatro di prosa non è, semplicemente, teatro di prosa!

È Lectio magistralis (come ha scritto qualcuno), è semplice affabulazione dotta, è monologo interiore, è divulgazione positiva.... ma, secondo me, il teatro è un'altra cosa. Il teatro ha bisogno di ritmi, di storie, di toni, di colori, di suggestioni, tutto ciò che in questo "spettacolo" io personalmente non ho incontrato, non ho visto o mea culpa, non ho saputo vedere.

Capisco bene le briglie economiche che molto spesso oggi costringono a progettare spettacoli con pochissimi interpreti e con scenografie minimal ma qui si è oltrepassato il segno anche perché il narrare risulta noioso con sempre gli stessi ritmi, gli stessi colori, le stesse luci, gli stessi registri.

Tra l'altro a fine spettacolo una domanda sorge spontanea: ma davvero oggi il bacino degli scrittori di teatro è così povero, è così mal ridotto, da dover chiedere aiuto a un testo che è nato (e si è imposto alla cultura) con fini totalmente diversi dalla rappresentazione teatrale? Dove sono gli autori oggi? Non ci sono? Beh, se non ci sono forse è meglio allora saccheggiare l'immenso patrimonio della letteratura drammatica del passato lasciando in pace Freud e tutti coloro che non scrissero per il teatro avendo altri fini magari ugualmente nobili.  

Bella - ma non eccelsa - la musica di Enrico Fink, suonata dal vivo da tre bravi musicisti alla chitarra, al trombone e al violino. 


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