Una drammatica Attesa

L’attesa, di Remo Binosi. Con la regia di Michela Cescon e con protagoniste Anna Foglietta e Paola Minaccioni.


Ho visto presso il Teatro Toniolo di Mestre, all’interno della stagione teatrale uno spettacolo che mi ha sorpreso.

Il racconto si gioca attorno a due donne che vengono allontanate e rinchiuse per nove mesi per nascondere entrambe una gravidanza. Si racconta una clausura e alla fine quest'ultima si mostrerà in tutta la sua terribilità trasformandosi nella clausura a vita della propria coscienza.

I temi sono forti. Il foglio di sala richiama il teatro "leggero" di un Goldoni o di un Eduardo ma sinceramente a volte sembra di aver a che fare con temaniche o toni eminentemente shakespeariani, anche cupi, soprattutto per le lugubri scene finali; e non solo per il testo di Binosi che ha una grande forza drammatica e di coinvolgimento, a cui è difficile rimanere indifferenti, ma anche per la stessa messa in scena che ha un forte segno classico, quasi per strizzare l'occhiolino, appunto, al "grande" teatro. 

Nonostante l’azione parta con una certa vis comica, i temi e i contenuti trattati si fanno via via più densi e drammatici per raggiungere, come in un climax, lentamente, le terribili sequenze finali: si parte con la differenza di classe, il rapporto serva-padrona, l’amore, il piacere, la maternità, la seduzione, per arrivare al peccato, alla punizione, al male, alla morte. 

Come scrive la regista Michela Cescon "i personaggi sono empatici, emozionanti, veri e si prova per Rosa e Cornelia grande simpatia: soffri con loro, le ami con dolcezza [...]; un racconto sui corpi femminili, sulla punizione per il desiderio, la punizione di essere donne". Ed è proprio vero, le ami! Anche per la bravura straordinaria delle due attrici sul palco che danzano le loro emozioni e che trasmettono con le loro voci (forte e chiara e piena quella di Cornelia-Foglietta, cantilenante e sicura quella di Rosa-Minaccioni) i contrasti, i dubbi, i perché delle loro vite.

Due attrici vere (quelle che non hanno bisogno di microfoni e di impianti audio per sopperire tecniche aleatorie). Due attrici come se ne vedono poche, tengono incollati su di loro gli occhi gli sguardi e le anime degli spettatori. E alla fine delle due ore senza pause, in cui i personaggi e gli interpreti si donano con continuità, senza sconti e senza indugi, gli applausi scrosciano quasi liberatori per la storia toccante che si è raccontata e che si è conosciuta.

Spettacolo da vedere.


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