Passi

 Passi

Ho visto al Teatro del Parco di Mestre Passi, di e con Marco De Rossi con la regia di Gianmarco Busetto e la regia tecnica di Marco Duse. 



Il testo,  finalista al Premio InediTO Colline di Torino, sezione speciale Giovanni Arpino e vincitore del premio come migliore drammaturgia al Festival Segnali 2021 per il teatro ragazzi, e già tradotto in tedesco e distribuito in Austria, Germania e Svizzera, è un monologo di narrazione civica ma anche intima che racconta l’impresa sportiva di Abdon Pamich, il marciatore italiano Campione Olimpico a Tokyo nel 1964. 

Nel raccontare la finale di quella olimpiade lo spettacolo si sofferma sul ricordo che Pamich ha della propria terra d’origine, la Città di Fiume in Jugoslavia, dalla quale si ritrova a fuggire nel 1947 all’età di 14 anni per diventare un esule. 

È dunque uno spettacolo di teatro civile a cui la compagnia di riferimento, - Farmacia Zooè -  spesso guarda con acutezza. Gli sguardi del giovane Pamich, così, si confondono con la passione e il suo talento sportivo ma offrono sempre in modo delicato allo spettatore occasioni di ripercorrere i drammatici avvenimenti che hanno segnato nel dopoguerra il confine orientale.

Lo spettacolo segue altre produzioni che hanno nel passato riproposto le stesse tematiche con un dispiegamento maggiore di mezzi (mi viene in mente ad esempio la magnifica performance di Simone Cristichi con Magazzino 18 di circa una decina d’anni fa) ma con esiti comunque di assoluto rilievo.

Passi risulta da parte sua una spettacolo di spessore, offerto dall’interprete senza risparmi d’anima e d’energia e facendo così vivere comunicandoli, i pensieri e le sofferenze di Pamich in modo sempre delicato, senza quei toni rancorosi in cui è facile cadere toccando simili tematiche. Marco de Rossi è interprete intelligente, sensibile e sempre attento a sfiorar l’anima piuttosto che a mostrare, ad accennare piuttosto che a definire, a incuriosire e a riflettere piuttosto che a giudicare. E nonostante alcune piccole sbavature tecniche la recitazione afferra gli occhi, l’attenzione e l’interiorità del pubblico con momenti di poesia e di commozione.

I ritmi sono sempre azzeccati e creano efficaci suggestioni sonore così come creano occasioni di riflessione l’uso sapiente delle luci e dello spazio oppure il gioco con i pochi oggetti di scena.

Lo spettacolo, visto il periodo di celebrazioni per il “Giorno del ricordo” del 10 febbraio, è offerto in varie date e vari contesti e merita certamente di esser visto.


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