Il Malato immaginario



Al Toniolo per la stagione teatrale è andato in scena un bel Malato Immaginario nell’adattamento di Guglielmo Ferro. Si tratta di una pièce  arricchita da una trascinante interpretazione di Emilio Solfrizzi e di Lisa Galantini interprete della "servetta" (veramente bravissimi!!).

Strana ma efficace, anche se piuttosto semplice, la scenografia che è sviluppata in verticale.

Il malato immaginario ha più paura di vivere che di morire, e il suo rifugiarsi nella malattia non è nient’altro che una fuga dai problemi. Si ride attraverso la continua ricerca di rimedi e cure di medici improbabili che creano situazioni esilaranti. Questo nel foglio di sala. 

Ma al di là della storia, conosciutissima, c'è da dire che lo spettacolo pur godibilissimo e costruito con grande maestria utilizzando bene tutte le tecniche e i "trucchi" del teatro, (e del teatro comico in particolare), si offre come un bellissimo pezzo di antiquariato che non ci si stanca mai però di ammirare e rivedere.

Voglio dire che al di là della bravura degli interpreti e dell'esito certamente bello anche esteticamente della rappresentazione, al di là della comicità provocata e forse talvolta anche troppo insistita per strappare la risata alla platea, lo spettacolo non offre particolari spunti di riflessione né esistenziali, né sul teatro. Ma va benissimo anche così, nel senso che - anche per il fatto di vivere tempi piuttosto bui - ridere in modo spensierato e intelligente, fa certamente bene ed anzi talvolta sembra proprio necessario.

Questa edizione del Malato Immaginario continuerà ancora il suo cammino nei teatri d’Italia e chi ha occasione di poterla vedere non se la lasci sfuggire perché si tratta in tutti i casi di un’ottima prova, di un gran bel pezzo di teatro secondo i canoni della tradizione comica che affonda le sue radici nella Commedia dell’arte.


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