Nel tempo degli dei - Il calzolaio di Ulisse
E' la storia di Ulisse che si fa vita e racconta: è la profezia che il fantasma di Tiresia gli fa nel suo viaggio nell'al di là.
Ma oltre i significati, la logica e il raziocinio, è il significante che vale nello spettacolo! Sono le suggestioni, i sogni, le musiche e i ritmi, le luci e i giochi scenici che incantano e fanno danzare l'anima e gli occhi. E' la bravura degli artisti sul palco, tutti! Non solo Marco Paolini, strepitoso Ulisse, ma è anche Elisabetta Bosio, Vittorio Cerroni, Lorenzo Monguzzi, Elia Tapognani e soprattutto Saba Anglana e la sua voce magica. Ma tutto è magico: le parole, i canoni, i canti, i suoni sono orchestrati come non si saprebbe far meglio dalla regia onirica ed efficacissima (e studiata al millimetro) di Gabriele Vacis.
E' uno schiaffo (e uno schiaffo piuttosto forte) a molti: a coloro che si inventano dall'oggi al domani di esser teatranti, a coloro che pensano che il teatro sia facile, o che sia solo poter disporre figure, o a coloro che pensano che teatro sia solo tecnica, o per quelli che ne fanno psicologia , che ne fanno una religione. Nulla di tutto questo. Il teatro è nulla di tutto questo preso singolarmente ed è tutto questo "tutto".
La sua versione paradigmatica esiste e risale forse ad Aristotele: nella Metafisica (Libro H 1045 a 9-10), Aristotele parla di “…tutte le cose che hanno molte parti, e il cui insieme non è come un ammasso”. Non essere un ammasso significa esser teatro: che le parti sono poste in relazione reciproca e creano un sistema, una struttura, una organizzazione, un organismo, una architettura.
Il teatro è "olistico" per essenza, per sua propria natura: trova il suo senso compiuto nell'intero, ed è di ciò che stasera ci ha dato una magnifica lezione "Il Calzolaio di Ulisse".
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